Diana Policarpo

Lisbona (1986)

Una Boccata d’Arte 2022, Diana Policarpo, Hyperbolic Dreams, Montegridolfo (RN), EmiliaRomagna. Courtesy: Fondazione Elpis. Ph Gionata Possenti e Alessandro Rinaldi

Diana Policarpo è un’artista visiva e compositrice che lavora nell’ambito dei media visivi e musicali tra cui disegno, video, scultura, testo, performance e installazioni sonore multicanale. Policarpo indaga le politiche di genere, le strutture economiche, la salute e le relazioni tra specie attraverso ricerche speculative transdisciplinari. Crea performance e installazioni per esaminare le esperienze di vulnerabilità e responsabilizzazione associate agli atti di esporsi al mondo capitalista.
Il suo lavoro è stato esposto in tutto il mondo, comprese presentazioni personali alla Kunsthall Trondheim; Galeria Municipal do Porto; Centro de Artes Visuais, Coimbra; Galeria Lehmman + Silva, Porto; Belo Campo/Galeria Francisco Fino, Lisbona; GNRtion, Braga; lab Artists Unlimited, Bielefeld; Kunstverein Lipsia; Xero, Kline e Coma, Londra; Kunsthall di Baden-Baden, tra gli altri. Policarpo ha recentemente esposto, eseguito e proiettato i suoi lavori a st_age (Thyssen-Bornemisza Art Contemporary); Maus Hábitos, Porto; Intersticio, Londra; Nottingham Contemporary; Whitechapel Gallery, Londra; Museu de Arte Contemporânea de Elvas (MACE); ARCOmadrid; Chiado 8, Lisbona; Kunsthall Oslo (con Marie Kolbæk Iversen); LUX – Moving Image, Londra; Cafe OTO, Londra; Guest Projects, Londra; Tenderpixel, Londra; Shau Fenster, Berlino; Mars Gallery, Melbourne; Peninsula Gallery, New York; Institute of Contemporary Arts, Londra e W139, Amsterdam. Policarpo ha vinto il Prémio Novos Artistas Fundação EDP 2019 e la 21a edizione dell’Illy Present Future Prize nel 2021.

Il progetto di Diana Policarpo a Montegridolfo è coordinato da Elisabetta Negroni.

La mostra

Hyperbolic Dreams

a cura di Elisabetta Negroni

Hyperbolic Dreams di Diana Policarpo è un invito a camminare, ascoltare e guardare con curiosità, attenzione e impegno all’ambiente che ci circonda, ci ospita e ci costituisce a Montegridolfo, in Emilia- Romagna. Il progetto si presenta in due parti e consiste in un cancello scultoreo posizionato all’interno della nicchia all’ingresso dell’antica porta del castello. Le barre di ferro all’interno del telaio del cancello formano disegni semplici e delicati, forme arcaiche degli elementi della natura, sviluppandosi fino alla sommità del cancello quasi a toccare il soffitto della nicchia.
La seconda, invece, propone una serie di passeggiate botaniche guidate lungo un sentiero di trekking nel territorio di Montegridolfo, proprio ai piedi del colle del castello. Durante la passeggiata i visitatori sono accompagnati dalla guida escursionistica locale Gianni Grilli, che illustrerà ai visitatori piante, erbe aromatiche e aneddoti sulla natura circostante e sui luoghi storici. Le tracce sonore progettate dall’artista forniranno un input non convenzionale e meditativo su come esplorare il paesaggio durante la passeggiata. La conoscenza del ruolo della segale cornuta, un fungo tipico di alcune colture e cereali che cresce sul grano e che può causare allucinazioni se ingerito, e l’apprendimento delle proprietà delle erbe locali come medicina, custodite e tramandate dalle donne (e non solo) nel corso delle generazioni, sono in gran parte andate perse con il progresso della moderna scienza medica.
Questo progetto attinge a storie di guarigione e connessione con la terra, dal commercio botanico agli eventi storici in quella regione e oltre. Montegridolfo ha registrato momenti tragici nella sua storia recente, essendo posizionato proprio sulla Linea Gotica militare durante la Seconda Guerra Mondiale; tuttavia, ispirata dalle bellezze naturali che circondano il borgo e dall’energia dell’attività agricola del suo territorio, l’artista restituisce al presente uno sguardo affascinato dal paesaggio e dalla forza della natura, offrendo ai visitatori e alla stessa Montegridolfo un diverso punto di vista della sua narrativa.

Il borgo

Montegridolfo, Emilia-Romagna

43°51′32.1″N 12°41′20.72″E

Una Boccata d’Arte 2022, il borgo di Montegridolfo (RN), Emilia Romagna. Courtesy: Fondazione Elpis. Ph Gionata Possenti e Alessandro Rinaldi

Da sempre terra di confine, Montegridolfo è ancora oggi un incantato borgo di frontiera della provincia di Rimini, di circa 1000 abitanti. Un tempo era il primo baluardo della Signoria dei Malatesta contro il Ducato di Urbino, ora è il limite geografico dell’Emilia-Romagna verso le Marche. Un vezzeggiativo lo definisce “Comune marchignolo”, in realtà questo essere in equilibrio tra le valli del Conca e del Foglia, gli dona un’identità unica, dove si fondono la storia e il paesaggio, con il lavoro dell’uomo e la cultura. Chi giunge aMontegridolfo lo fa attraversando le dolci colline ammantate di ulivi, che segnano il prodotto principe di questo territorio: il pluripremiato olio di Montegridolfo.
Le mura che proteggono l’abitato, improvvisamente dietro a un torrione/puntone attribuito a Francesco di Giorgio Martini, si aprono sullo spettacolare ingresso, marcato dalla poderosa torre civica. Varcata la soglia è un susseguirsi di stradine e vicoli che offrono scorci pittoreschi sulle case, sulle colline, fino all’orizzonte più lontano, segnato dal mare. Da qui si vede tutta la costa da Cervia, passando per Cesenatico e Rimini, fino a Cattolica per proseguire dopo Gradara, a Pesaro. L’antico borgo malatestiano negli anni ‘90 è statorecuperato con un accurato restauro promosso dalla stilista Alberta Ferretti.