Sofia Silva
a cura di
Edoardo De Cobelli
Palazzo Pignano (CR), Lombardia
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Credo in una pittura anti-illusionistica, legata alla qualità materica del quadro-oggetto, umile. Le mie tele sono caratterizzate da manifesto lirismo, dispositivi decorativi e simbolici utilizzati nella pittura votiva, riferimenti classici, soggetti tratti dal mondo dei giocattoli o dall'epica.
Identifico le mie opere nel colore rosa. Che sia povero, sontuoso, bruciato, perlato, gelido, infantile o sepolcrale, ogni quadro ha il suo rosa che, riferendosi a momenti diversi della storia dell'arte, attiva atmosfere di volta in volta accoglienti o severe.

Sofia Silva (Padova, 1990), vive e lavora a Padova. Ha studiato a Venezia all’Università IUAV, laureandosi nel 2012, e successivamente Storia delle arti e conservazione dei beni artistici all’Università Ca’ Foscari. La sua pratica pittorica si colloca da sempre in un immaginario legato a un mondo femminile effimero, acerbo e dolente. La peculiarità di Sofia Silva nel vasto panorama della pittura contemporanea consiste nell’introduzione di oggetti e soggetti intimi e personali nel linguaggio della pittura analitica. La grammatica analitica – assoluta, non referenziale e salda alla specificità del medium – in cui Silva radica la propria ricerca, è tradita da un insieme di dettagli che apostrofa il dato biografico e generazionale. In parallelo alla sua pratica artistica, Silva ha scritto per dieci anni testi sull’arte pubblicati in riviste e cataloghi di istituzioni tra cui La Quadriennale di Roma, Fondation Vincent van Gogh a Arles e KW Institute for Contemporary Art di Berlino.

Palazzo Pignano (CR)
Lombardia

Tra i fiumi Adda e Serio si estende Palazzo Pignano che con i suoi 3.812 abitanti sorge su un importante insediamento agricolo di origine protoromanica.
Gli scavi archeologici testimoniano la presenza di un centro abitato già nel V secolo d.C., dotato di una fiorente attività che si svolgeva attorno a un tempio palatino a pianta circolare e a edifici civili di cui un “palatium”, da cui il nome del borgo. Proprietà di Piniano della gens Valeria e della moglie Melania, primi evangelizzatori della campagna cremasca, Palazzo Pignano appare nei documenti per la prima volta nell'anno Mille ed è segnato da due grandi devastazioni, nel 951 d.C. e nell'XI secolo, durante gli scontri tra Milano e Pavia. La pieve, con le sue forme romaniche, ha quasi mille anni ed è stata teatro delle dinamiche delle signorie lombarde per tutto il Medioevo.
La vasta area archeologica comprende anche l’annesso “antiquarium”, piccolo museo archeologico dove vengono conservati i ritrovamenti degli scavi, fra cui frammenti di vetro, pavimenti e altri oggetti.
A testimonianza della tradizione rurale sorge il complesso di storia contadina: Cascine Gandini, Cascine Capri e Ortensie e Casine sparse, indicate come le “Porticate” e contornate dalle rogge, alimentate da numerosi fontanili e dalle risorgive, fenomeni che hanno determinato la completa vocazione del territorio all’ agricoltura.