Microcosmi esternamente immutabili, ordinati da equilibri arcaici tra terra, uomini e animali: così apparivano i borghi, i boschi e le campagne prima dell’avvento della frenesia moderna. Ma che cosa resta oggi, ci domandiamo camminando nei “caruggi”, di tale civiltà?
Nella culla selvaggia dell’Appennino ligure, l’intervento diffuso di Leonardo Meoni - che traduce in opera elementi e forme tipiche di Castelvecchio: i passaggi angusti che si aprono sulle piazze, le vetrate colorate, il lavoro contadino - intende portare una luce, direbbe Montale, per riscoprire ciò che è svanito nel tempo.
Se si resta sul posto, titolo che rimanda alla raffinatezza di Ettore Sottsass, è un invito a sostare per rapportarsi con il silenzio: presenza che domina ogni anfratto e guida imprescindibile nel viaggio verso questa riscoperta; decifrarne il racconto richiede però un contatto totale con il posto, non un semplice passaggio. Le opere, che si nutrono della cultura del territorio per farlo nuovamente germogliare, assumono quindi la fattezza di soste obbligate che costringono lo sguardo, disturbano il passo, chiedono di tacere quasi fossero una laica Via Crucis. Il tutto in un percorso circolare libero, non dissimile dal tracciato delle mura cittadine. Nella piazza superiore è installata Una luce temporanea: una “finestra” narratrice che presenta una scena pastorale, spenta di giorno, illuminata di notte. In quella inferiore troviamo Passaggio: due gallerie percorribili che invitano a osservare l’esterno attraverso vetrate dipinte a mano e orientano la vista sul borgo e sulla valle aperta e silenziosa. Nel “Negozietto” – una piccola bottega dismessa – incontriamoinfine Radicale, un velluto cangiante che ovatta e assorbe l’atmosfera, e porta segni realizzati con strumenti contadini che rievocano storie del lavoro nei campi, della terra, del ritorno alle origini. Un incontro, questo, utile a ricordare che talvolta il protagonista di un borgo non è né l’architettura, né la comunità, bensì il silenzio e tutto ciò che avvolge e conserva.
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Opere esposte:
01. Leonardo Meoni, Una luce temporanea, 2023. Ferro, vetro dipinto retroilluminato, 250 x 270 x 300 cm.
Piazza Torre
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02. Leonardo Meoni, Passaggio, 2023. Ferro, legno, vetro dipinto, 270 x 150 x 600 cm.
Piazza Cavour o Piazza delle Erbe
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03. Leonardo Meoni, Radicale, 2023. Tecnica mista su velluto, 200 x 250 cm.
"Il Negozietto”, Via Roma.
BISOGNA RESTARE SUL POSTO, SEDERSI, ATTRAVERSARE VARIE VOLTE I PASSAGGI STRETTI, CAPIRE CHE PRIMA DI TUTTO CI SONO I LUOGHI, POI CHI LI ABITA, COMPRENDERE CHE LO SPAZIO IN CUI CI TROVIAMO È STATO FATTO SVUOTANDO LE STRADE E LE CASE DAI RUMORI INUTILI
Leonardo Meoni (Firenze, 1994) vive e lavora tra Firenze e New York. Si è formato all'Istituto d'Arte di Siena, all'Accademia di Belle Arti di Firenze e all'Accademia di Belle Arti di Brera. Ha esposto in diverse mostre personali e collettive in Italia e all’estero tra cui: Place Holder, Amanita, New York (USA, 2022); Ars Memoriae, Palazzo Branciforte, Palermo (IT, 2022); Break-in. Temporal displacement, The Address gallery, Brescia (IT, 2022); Cancellare Senza Permesso, Spazio Amanita, Firenze (IT, 2021); Outside of Inside of Outside, Safavi House, Isfahan (IR, 2021); Sentences, Museo Novecento, Firenze (IT, 2018).
È UN INTERVENTO DIFFUSO CHE INDAGA IL RAPPORTO TRA CASTELVECCHIO DI ROCCA BARBENA IN LIGURIA E IL SILENZIO, TRADUCENDO IN OPERA ELEMENTI E FORME RICORRENTI NEL BORGO
Castelvecchio di Rocca Barbena, di soli 140 abitanti, è uno dei ‘Borghi più Belli d’Italia’. Di fondazione medievale e con il suo nome da fiaba, il piccolo centro assomiglia a un fiore di pietra sbocciato nell’alta Val Neva, composto da un imponente castello e dal nugolo di case cresciute ai suoi piedi. Costruito nel XII secolo, il castello ha rivestito un’importante funzione strategica ed è stato gravemente danneggiato nel 1672 nello scontro tra Genova e i Savoia, cui prese parte il mercenario Sebastiano Contrario, da cui il detto “essere un Bastian Contrario”. Il borgo è caratterizzato da antiche case in pietra con i portali in tufo, caratterizzate da motivi alpino-provenzali sulle cornici delle finestre, i forni, i tetti a terrazza e i sottotetti ad arco in cui si essiccavano castagne, fichi, mele e funghi. Castelvecchio è una meta molto apprezzata per la sua architettura, la prossimità al mare e i sentieri immersi in un paesaggio unico. Tra questi il Sentiero della poesia, l’antica via del Roso o il Sentiero di Ilaria, oltre al sistema naturalistico del Poggio Grande e della Rocca Barbena, con l’Alta Via dei monti liguri e la grotta Arma Veirana dove sono state ritrovate sepolture paleolitiche. Immancabile la cucina locale, con i raviolini di borragine, il coniglio allo steccadò e le frittelle di mele. Meritano una visita la collezione di ceramiche di Albissola di Ca’ del Borgo e, in estate, il FestivAlContrario che organizza concerti, spettacoli e passeggiate per valorizzare i borghi della Val Neva.