Nel mondo antico, la parola “oracolo” indicava sia il luogo sacro che la profezia. I pellegrini si recavano con domande relative a cose ignote e attendevano che la divinità concedesse la sua risposta. A Orta San Giulio, l’artista ha creato un luogo-altro, un insieme di segni di passaggio tra realtà e dimensione immaginifica. Non lontano dal giardino di Villa Bossi, un portale misterioso – l’Oracolo – sorge dalle acque per essere contemplato e interrogato dalla riva. Gli spettatori attendono su un molo, dove bandiere a festa, dipinte a mano, sono vessilli di incantesimi interrotti, figure magiche, tracce di oracoli senza tempo: il fantastico riprende possesso del reale, nell’attesa di accogliere chi o cosa attraverserà l’arco in lontananza.
Questi lavori sono stati ispirati dall’identità arcaica del borgo, caratterizzata da componenti leggendarie e narrative: si dice che San Giulio liberò l’isola dai mostri, ma che il più grande si rifugiò in una grotta. Secoli dopo, in quella grotta, apparve una grande vertebra, ancora oggi conservata nella Basilica; nel racconto di Gianni Rodari Il Barone Lamberto, il protagonista sopravvive sull’isola grazie a una profezia; il cosiddetto “Idillio d’Orta”, con il misterioso bacio sul Sacro Monte tra Friedrich Nietzsche e Lou Salomé. Infine, l’isola, teatro di guerre passate, è oggi sede di un monastero di clausura, luogo di silenzio e misticismo.
Il canto è un coro in scena, messo in atto da “sculture sociali”: un accordarsi di molte persone legate tra loro nello stesso momento. Il coro invitato durante l’inaugurazione è il Coro Bajolese.
ORTA SAN GIULIO È UN LUOGO IL CUI PASSATO SFUMA NELL’IRRISOLTO. QUI STORIA E RACCONTO HANNO LO STESSO VALORE, CIÒ CHE NON FU MAI HA LA STESSA IMPORTANZA DI CIÒ CHE, FORSE, È ACCADUTO REALMENTE. HO CERCATO QUINDI UN’IMMAGINE CHE FOSSE PUNTO DI RIFERIMENTO PER QUESITI SU COSE IGNOTE DEL PASSATO, DEL PRESENTE O DEL FUTURO: UN ORACOLO SOSPESO SULLE ACQUE DEL LAGO
La pratica artistica multidisciplinare di Paolo Brambilla (Lecco, 1990) si avvale di processi speculativi e permutazioni formali, assumendo o distorcendo diversi formati di produzione e riproduzione che potrebbero essere naturali o artificiali, reali o virtuali, con l’obiettivo di affrontare i cicli infiniti di assimilazione, dispersione e trasformazione del prodotto culturale. Assumendo forme e trasformazioni, seguendo percorsi diversi, imitando i movimenti, oscurando e ripetendo gesti, ha stabilito un vocabolario denso di materiali, simboli e riferimenti, muovendosi per associazione tra una varietà di registri. Nella sua ricerca, l’oggetto d’arte è concepito come una matrice di approcci multipli, e il processo artistico come una fusione, una sintesi di scale, ritmi e fonti radicalmente divergenti in un insieme apparentemente congruente che è un oggetto d’arte.
NON LONTANO DAL GIARDINO DI VILLA BOSSI, UN PORTALE MISTERIOSO – L’ORACOLO – SORGE DALLE ACQUE PER ESSERE CONTEMPLATO E INTERROGATO DALLA RIVA, DOVE GLI SPETTATORI ATTENDONO LA RISPOSTA, SUL MOLO TRA LE BANDIERE A FESTA
Posto sul versante occidentale della penisola su cui si ergono le cappelle del Sacro Monte, di fronte alla splendida e mistica isola di San Giulio, il borgo di Orta San Giulio è un rinomato centro turistico e di soggiorno estivo. Motivo di attrazione turistica per Orta, come per tutto il lago, è l’agenda culturale ricca di manifestazioni come “Ortafiori” (rassegna floreale che ha luogo sulla Salita della Motta), e importanti appuntamenti musicali come il “Festival Cusiano di musica antica”, il “Settembre Musicale” (sull’isola di San Giulio) e la rassegna “Orta Festival”. Il nome di Orta San Giulio deriva dal Santo Evangelizzatore inviato nel IV secolo dall’imperatore Teodosio a combattere l’eresia ariana. Centro prima longobardo e poi franco, attorno al 962 passò nelle mani dei vescovi di Novara su concessione dell’imperatore Ottone I, che lo strappò a Berengario II dopo uno storico assedio. I vescovi dovettero però aspettare i primi anni del nuovo millennio prima di poter esercitare una reale giurisdizione sul territorio: nel 1219, dopo svariate lotte coi signori locali, si affermerà infine l’egemonia episcopale che si concluderà definitivamente solo nel 1817 con la cessione del potere ai Savoia.