C’è un punto preciso in cui, avvicinandosi a Motta Filocastro, l’asfalto si tramuta in pietra. È la soglia attraverso la quale lo straniero diventa ospite. Il progetto di Lulù Nuti interviene proprio su questi punti liminali con una serie di opere in bronzo provenienti dai calchi di alcuni zerbini donati all’artista dagli abitanti del paese. Installati sia all’ingresso che al fondo di vicoli ciechi che si affacciano sul mare, le opere creano una duplice sensazione: da una parte, arrivando dalla strada asfaltata, quella di varcare una soglia che conduce al cuore del paese; dall’altra, quando dalle vie interne del borgo ci si affaccia guardando oltre, quella di essere protetti e allo stesso tempo isolati. Visto dall’alto, È tutto vero appare come un luminoso anello di protezione, richiamando le torri che un tempo difendevano il borgo. L’antica fortezza, oggi ridotta a una sola pietra, sembra trasformarsi in un nuovo tipo di “avvistamento”, uno spazio sospeso dove si esamina lo straniero per valutare se è fonte di pericolo o di nuovi orizzonti. L’artista riflette sullo spazio pubblico e su come rappresenti qui una dimensione intima diffusa. La trasformazione di un oggetto morbido e familiare come un tappeto in un’opera in metallo celebra l’ambiguità dell’ambiente domestico, a metà tra la casa accogliente e la fortezza impenetrabile. L’uso del bronzo conferisce una sacralità all’oggetto originario e rende giustizia all’arte del ricevere di cui Motta Filocastro è massima espressione. Visto attraverso gli occhi dell’artista, il borgo è un luogo magico, in cui il confine fra verità e leggenda diventa labile e le testimonianze storiche si mescolano ai racconti popolari in una rappresentazione tanto reale quanto fantastica.
ㅤ
Opere:
01. Lulù Nuti, È tutto vero, 2024. Bronzo, 120 x 40 x 1 cm.
Corso Pietro Lazzaro 42, Motta Filocastro
ㅤ
02. Lulù Nuti, È tutto vero, 2024. Bronzo, 60 x 39 x 1 cm.
Via XXIV Maggio 6, Motta Filocastro
ㅤ
03. Lulù Nuti, È tutto vero, 2024. Bronzo, 78 x 45 x 1 cm.
Via XXIV Maggio 14, Motta Filocastro
ㅤ
04. Lulù Nuti, È tutto vero, 2024. Bronzo, 67 x 37 x 1 cm.
Via XXIV Maggio 21, Motta Filocastro
ㅤ
05. Lulù Nuti, È tutto vero, 2024. Bronzo, 45 x 75 x 1 cm.
Via Montenegro 30, Motta Filocastro
Esiste una porta invisibile che cigola non appena uno sconosciuto varca la soglia. Un suono dalle frequenze inudibili per lo straniero, avverte i mottesi dell’arrivo dell’ospite. Non mi sorprenderebbe se, nel punto dove l’asfalto si tramuta in pietra, mi chiedessero di togliermi le scarpe.
Lulù Nuti (Parigi, 1988) si è diplomata nel 2012 all’Ecole Nationale Supérieure des Beaux Arts de Paris. Ha partecipato a numerose mostre presso istituzioni italiane e internazionali, tra cui: Biwako Biennale (JPN, 2012); Cité Internationale des Arts de Paris (FR, 2014); MO.CO. La Panacée, Montpellier (FR, 2018); Istituto Italiano di Cultura, New Delhi (IN, 2019); Villa Medici, Roma (IT, 2021); Musée des Beaux Arts, Angers (FR, 2023); British School, Roma, (IT, 2023); Palazzo Collicola, Spoleto (IT, 2023); Fondazione Nicola del Roscio, Roma (IT, 2023); Fondazione Pescheria, Pesaro (IT, 2024). Tra le sue personali ricordiamo la mostra site specific Sistema nel sito archeologico delle Case Romane del Celio, Roma (IT, 2015) e Terrain Amère alla Galerie Chloé Salgado, Parigi (FR, 2021). Nel 2022 la sua opera in ferro forgiato Too much heat, Nothing to Eat, parte del progetto We Love Art, vision and creativity Made in Italy promosso dal Ministero degli affari esteri e la Fondazione CDP, viaggia attraverso il mondo, dall’Istituto Italiano di Cultura di New York a quello di Seoul, Corea, al Changijang Museum of Contemporary Art in Cina. Nel 2018 fonda con Pamela Pintus il duo LU.PA, identità artistica che opera soprattutto attraverso azioni performative e opere site specific. Nel 2020 cofonda a Roma Post Ex, studio di ricerca condiviso.
Se la memoria di un evento si tramanda nei geni e le molecole dell’acqua reagiscono al tono di voce, posso allora dedurre che la materia ha una sua intelligenza, un suo bagaglio, un suo punto di vista.
Che un sacco di sabbia porta con sé dei ricordi del luogo da cui è stato estratto e che posso trovare dei modi per fare emergere le informazioni di cui è custode.
Motta Filocastro è una frazione di Limbadi, arroccata su una collina a 362 s.l.m., le cui origini risalgono al VII-V secolo a.C. Le influenze greche e bizantine sono ancora oggi evidenti nella toponomastica e nell’architettura. Durante il Medioevo fu un importante centro fortificato, sede dell’Università e residenza di nobili Normanni.
Il balcone panoramico, chiamato “il Tocco”, offre una vista sul massiccio dell’Aspromonte, il Mar Tirreno, la piana di Gioia Tauro e lo stretto di Messina. Numerose sono le architetture religiose come la Chiesa di Maria SS. della Romania, con la sua pregiata statua della Madonna nera; il Santuario della Santa Croce; la prima casa delle Suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato, ordine fondato a Motta Filocastro nel 1930 da Madre Giovanna. Un importante personaggio storico è Padre Ludovico Cumi da Reggio Calabria, ideatore della riforma cappuccina in Calabria, che nel 1535 promosse la costruzione del Convento Francescano di S. Maria della Neve a Motta Filocastro.
Il borgo è noto per la sua tradizione artigianale e agricola, testimoniata dai resti di antiche fabbriche di terracotta, frantoi e mulini. L’antico frantoio all’ingresso del paese, risalente al XVIII secolo, conserva ancora le sue strutture originali e rappresenta un importante sito storico e culturale.