Babau
MĒTAsêm
a cura di
Marta Oliva
Cormons (GO), Friuli Venezia Giulia
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MĒTAsêm è un’installazione site-specific del duo Babau che nasce da una ricerca storica, linguistica e antropologica sul territorio, per riflettere sulle soglie geografiche e metafisiche che attraversano la memoria di Cormons e del Friuli.
Il titolo unisce due parole: mēta (friulano longobardo) e sêm (friulano sloveno), entrambe con lo stesso significato: pietra di confine. Un termine carico di ambiguità semantica e simbolica, che rimanda alla natura porosa dei limiti.
Alla fontana del Faet entra in scena il Diàbolos, il “divisore”: creatore dei confini e dei limiti dell’anima. È una maschera di metallo, sospesa tra spirito e materia, che introduce il racconto.
Da questo luogo scaturiscono le acque “miracolose” della fonte – rese sulfuree secondo la leggenda da uno scherzo del grande divisore e oggi legate alla metallurgia locale, ma anche a miti e credenze popolari.
Attraverso un’installazione quadrifonica, queste acque ricevono il dono della voce e si muovono verso il Confine. Come in un radiodramma, le voci umane dei performer parlano nella lingua dei confini – tedesco, sloveno, friulano, italiano – raccontandoli, che siano essi limiti di ere, di luoghi reali o metafisici.
Lo spazio del suono muta, muovendosi tra i punti cardinali durante l’“ora blu”, quella soglia permeabile tra giorno e notte. Cullati da queste voci, lo sguardo si posa su uno stendardo giallo, turchese e bianco: una mappa idrografica immaginaria, attraversata da diagrammi ispirati a quelli del matematico Georgij Voronoi, dove simboli e scritture locali si fondono, come a voler ricordare il passato dell’artigianato tessile locale del territorio, tramite un emblema fluido e araldico.
L’identità di Cormons – fatta di paesaggi, stratificazioni e trasformazioni – appare fluida, guidata dalle forme e dai movimenti dell’acqua: ambigua, miracolosa, elemento del mito e del folkore. Una presenza animata e costante, narrata anche da Carlo Ginzburg e Dolfo Zorzut, che attraversa la nostra storia e quella di questo luogo.



Opere:
01.
Babau, Diàbolos, 2025, maschera in resina con trattamento galvanico, 40 x 40 x 10 cm
Parco della Fontana del Faet, Via Faet 16, Cormons (GO)

02. Babau, Palûd/Preval, 2025, stendardo in vela antivento, 400 x 100 cm
Parco della Fontana del Faet, Via Faet 16, Cormons (GO)

03. Babau, Mappa di confine, 2025, stampa su carta pergamena, 70 x 90 cm
Parco della Fontana del Faet, Via Faet, 16, Cormons (GO)

04. Babau, MĒTAsêm, 2025, installazione sonora in quadrifonia
Azienda Agricola Gradnik, Località Plessiva, 5 bis, Cormons (GO)

Per vivere appieno l’installazione, posizionati al centro.

Scopri la mappa del progetto qui

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MĒTASÊM È UNA RICERCA ETNOGRAFICA MULTIDIMENSIONALE SUI SIGNIFICATI DI CONFINE E SOGLIA, SUI LIMITI CHE DISTINGUONO IL GEOGRAFICO, LO STORICO E IL METAFISICO. OGGETTI, ACQUE AMBIGUE E NARRAZIONI SONORE DIVENTANO DISPOSITIVI PER FAR COLLASSARE E SFUMARE OGNUNA DI QUESTE LINEE IMMAGINARIE.

Babau è un duo musicale composto da Luigi Monteanni e Matteo Pennesi che esplora l'intersezione tra exotica, computer music e sottoculture sonore transglobali nell'era del post-internet. Nato a Potenza Picena (MC), nel 2014 con l'EP Papalagi, il loro progetto si configura come un'indagine continua sul suono inteso come contenitore per la speculazione culturale e la creazione di miti digitali.
Le loro pubblicazioni abbracciano collaborazioni con piattaforme come Discrepant, Bamboo Shows e Artetetra, etichetta indipendente fondata dagli stessi Babau, dedicata alla ricerca sul folklore e sull’esotismo digitale nella tarda globalizzazione. Il lavoro curatoriale e artistico di Artetetra ha ricevuto l'attenzione di importanti testate internazionali e italiane, come New York Times, Coeval Mag, Resident Advisor, Artribune, Rolling Stone, Tiny Mix Tapes e Zero.eu, mentre The Wire li ha inseriti nel suo 400° numero con un articolo firmato da Simon Reynolds.
Selezionati tra gli artisti SHAPE+ per il biennio 2022/23, i Babau hanno pubblicato diversi album, tra cui il loro ultimo lavoro - nato durante il progetto Spazio Libero alla Casa degli Artisti di Milano - di prossima uscita sull’etichetta Impatience. Le loro performance dal vivo hanno risuonato dagli spazi underground DIY ai festival più importanti come CTM (DE), Club To Club (IT), Outernational Days (RO), Terraforma (IT) e Saturnalia (IT), Onlyfuckinglabels (MC).

Cormons (GO)
Friuli Venezia Giulia

Cormons sorge nel cuore del Collio, tra le file ordinate dei vigneti e all’ombra del Monte Quarin. Luogo di storia, arte e natura, il borgo ha vissuto importanti vicende storiche, testimoniate dalle rovine del castello e dalle tracce medievali ancora visibili, ma soprattutto dal suo elegante centro storico, dal forte retaggio asburgico.
Passeggiando a piedi si possono scoprire angoli nascosti, architetture preziose e piazze ricche di fascino. Tra queste, piazza della Libertà che ospita la statua dedicata all’imperatore Massimiliano d’Asburgo, e piazza XXIV Maggio dove sorge Palazzo Locatelli, edificio settecentesco oggi sede del Municipio municipale, con un giardino all’italiana su cui si affaccia il Museo del Territorio. Qui è ospitata una sezione dedicata allo scultore cormonese Alfonso Canciani, formatosi nella Vienna della Secessione. Accanto, la palazzina liberty ospita la rinnovata Enoteca - Centro di promozione e valorizzazione del territorio del Collio. Poco lontano il Duomo domina la scena, circondato da un antico complesso di muri e edifici percorsi da un dedalo di stradine. Salendo sul Monte Quarin, si raggiunge la chiesa della Beata Vergine del Soccorso, da cui si gode un bel panorama. Negli immediati dintorni, sentieri e piste ciclabili tra boschi e vigne invitano gli appassionati, all’esplorazione.
Il borgo di Cormons è legato innegabilmente all’eccellenza dei suoi vini conosciuti in tutto il mondo e celebrati nella tradizionale Festa dell’uva che si tiene ogni anno nel mese di settembre, dal 1932. Completano l’identità gastronomica del territorio le sue tipicità culinarie, eredità delle tradizioni friulana, slovena e tedesca, tra cui spiccano gli gnocchi di susine.


Si ringrazia: il Comune di Cormons, Anna Bortolotti, Daniela Lorena Fain, Lis Tarlupolis, Nino Panzera, Tocs di Cormons, Sebastjan Juretic e Cantina Polje, Elisabetta Sapia Goya, Casamia Residenze, Invernomuto, Fabian Riz, Cantina Gradnik, Roberto Andreani, Mirco Ciccola, Francesco Rossi.
Marta Oliva

Marta Oliva (1994) è una curatrice e producer culturale che opera all’intersezione tra musica e arti visive. La sua ricerca esplora le relazioni tra ascolto, editoria e narrazione, dando vita a sperimentazioni sonore e progetti interdisciplinari. Ha collaborato con realtà indipendenti e istituzioni in Italia e all’estero, tra cui Radio Alhara, Wonder Cabinet, Fondazione Elpis, IUAV e La Biennale di Venezia. Nel 2020 ha fondato Publishing Station, una piattaforma che connette creativi, etichette e pubblicazioni indipendenti. È ideatrice di un programma radiofonico mensile su Radio Alhara e parte del team di Threes Productions, con cui promuove una visione innovativa e sostenibile della cultura musicale. Attualmente vive e lavora a Milano, dove continua a esplorare nuovi formati espressivi e a sviluppare iniziative che coinvolgono artisti emergenti.
Per Una Boccata d’Arte in Friuli Venezia Giulia, ha curato i progetti di Irini Karannayoupolou a Polcenigo (2021), Riccardo Benassi a Pesariis (2022), Judith Hopf ad Aquileia (2023) e Mariona Cañadas e Pedro Murúa a Paluzza (2024).