Il progetto indaga la complessità dei paesaggi forestali alpini, spesso percepiti come incontaminati, ma in realtà plasmati da interventi umani e cambiamenti climatici. La maggior parte delle foreste di abeti rossi in Trentino-Alto Adige è gestita con pratiche silvicole, mentre una minoranza è costituita da boschi naturali. Questi ecosistemi, apparentemente stabili, sono fragili e vulnerabili, soprattutto in un contesto di crescente instabilità climatica.
Nel 2018 la tempesta Vaia ha abbattuto circa 14 milioni di alberi, rivelando i limiti di un ecosistema dominato dalla monocoltura di abete rosso, una specie caratterizzata da crescita rapida e radici superficiali, molto vulnerabile agli attacchi del bostrico tipografo. La proliferazione di questo insetto, favorita dall’abbondanza di alberi caduti e dal clima sempre più caldo, sta devastando le foreste della zona: senza lunghi inverni rigidi, infatti, si moltiplica attaccando e causando la morte di alberi sani. Si stimano quasi 50 milioni di alberi uccisi in tutta la regione, un dato che supera di gran lunga le conseguenze di Vaia.
Stefano Caimi presenta un’installazione di cavi sospesi tra rami e tronchi della foresta, che rende simbolicamente evidenti i cicli di vita e morte, la tensione tra natura e intervento umano, e la capacità dell’ecosistema di rigenerarsi. L’opera si ispira alle strategie adottate nella Foresta dei Giganti di Luserna, dove abbattimenti selettivi e tecniche di contenimento del parassita riflettono la complessità di un equilibrio precario.
Un ulteriore livello di riflessione è offerto dalla necromassa: il legno morto che, oltre a nutrire il suolo, viene impiegato come esca per controllare l’epidemia di bostrico, ma che al contempo è un habitat prezioso, ricco di biodiversità. La morte, quindi, non è fine ma parte integrante di un ciclo vitale che garantisce il rinnovamento e la resilienza della foresta.Stasi, equilibri ecosistemici in divenire è un’occasione per riflettere sulle trasformazioni invisibili, sui delicati equilibri in bilico tra vita e morte, e sulla responsabilità umana nel custodire il patrimonio naturale alpino, ora più che mai messo alla prova dai mutamenti climatici.
ㅤ
Opera:
01. Stefano Caimi, Stasi, equilibri ecosistemici in divenire, 2025, installazione ambientale, larici, abeti, necromasse, cavi e tiranti in acciaio inox, brache, dimensioni variabili.
Bosco dei Giganti, Luserna (TN)
Percorrere il Sentiero dei Giganti. La visita è facilitata da segnaletiche posizionate lungo il tragitto.
ㅤ
Scopri la mappa del progetto quiㅤ
SONO AFFASCINATO DALLA COMPLESSITÀ BIOLOGICA DELLA NATURA: UNA RETE FITTA DI RELAZIONI INTERCONNESSE, QUASI IMPERCETTIBILI.
PROVO A SINTETIZZARLE ALTERANDO MATERIA, COLORE E SCALA, PER EVIDENZIARE QUEGLI ELEMENTI CHE ALIMENTANO L’INSIEME E AI QUALI SIAMO, INEVITABILMENTE, LEGATI.ㅤㅤ
Stefano Caimi (Merate, 1991) è laureato in Architettura presso il Politecnico di Torino, e attualmente vive e lavora a Montevecchia, in Lombardia. Le sue opere e installazioni sono state esposte in mostre personali e collettive in Italia e all’estero, in particolare: SMACH – Biennale delle Dolomiti, Val Badia (IT); Dancing in the Ash, The Flat – Massimo Carasi, Milano (IT); EARTH – A Collective Landscape, AkzoNobel Art Foundation, Amsterdam (NL); Nexus, Echoes, and Connections, Sarah Crown, New York (USA); Dolomiti Contemporanee, Casso (IT). Il suo lavoro fa parte di diverse collezioni pubbliche e private, tra cui la Collezione Antropocene del MUSE di Trento (IT), In4Art (NL) e AkzoNobel Art Foundation (NL). Collabora attivamente con Dolomiti Contemporanee e con il Centro Studi sull'Ambiente Alpino dell'Università di Padova. Dal 2019 è docente di Computer Art alla NABA - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, dove tiene un corso incentrato su come i media digitali hanno modificato il modo di pensare, fare e distribuire l'arte nell'ultimo secolo.
Sull’Alpe Cimbra c’è un luogo dove il silenzio dei boschi parla una lingua antica. È Luserna, racchiusa tra pascoli e sentieri ricamati dal tempo, che incanta per la sua autenticità e la profonda identità culturale. Qui si parla ancora il cimbro, zimbar per i locali: una lingua germanica arrivata nel XII secolo con i coloni dell’Impero. Un’eredità viva, che si ritrova nei canti popolari, nei racconti degli anziani, nei cartelli bilingui. Il cuore di questa memoria collettiva è il Museo Luserna, che racconta storia, natura e tradizioni attraverso percorsi immersivi e archivi sonori. La Haus von Prükk, casa-museo contadina, restituisce invece scorci di vita quotidiana di inizio Novecento, fatta di oggetti semplici e storie silenziose. Il merletto a fuselli è una tradizione preziosa del borgo che celebra la bellezza della lentezza. Per chi cerca un contatto autentico con la natura, i sentieri tematici si diramano dal borgo tra boschi e leggende. A vegliare sul borgo, il Forte Werk Lusérn, austera sentinella austro-ungarica e testimone silenzioso di un passato che ancora risuona.
Valerio Panella (Trento, 1984) si laurea in Architettura Ssostenibile al Politecnico di Milano. Come architetto e designer si avvicina al mondo dell’arte sin dagli studi, facendo convergere la sua sensibilità rispetto alle tematiche ambientali, la sostenibilità e il paesaggio culturale. Collabora da tre anni con Associazione Arte Sella, di cui è socio.Per Una Boccata d’Arte è il curatore del Trentino-Alto Adige dalla prima edizione e ha curato i progetti di Luca Pozzi a Mezzano (2020), Camille Norment a Santa Gertrude (2021), Giulia Mangoni a San Lorenzo Dorsino (2022), Benjamin Jones a Pieve Tesino (2023) e Adji Dieye a Magrè sulla Strada del Vino (2024).